Rassegna critica di studi sulla rappresentazione dell’architettura e sull’uso dell’immagine nella scienza e nell’arte

Michele Emmer

Michele Emmer

Michele Emmer, matematico, si è occupato di superfici minime e dei rapporti tra matematica, arte, cultura. Ha realizzato 18 film su "Arte e matematica".

Ha organizzato mostre: una parte della sezione "Spazio", Biennale Venezia 1986; la prima mostra di Escher in Italia nel 1986; la mostra itinerante "L'occhio di Horus" nel 1989. Ultima mostra "Acquarelli" di Peter Greenaway", 2006. Organizza da 17 anni il convegno "Matematica e cultura" a Venezia.

È editor delle serie Springer "Mathematics and Culture" e "Imagine Math", "The Visual Mind" MIT Press, "Imagine Maths" UMI & IVSLA.

Membro board rivista Leonardo, MIT Press. Ha scritto su L'Unità, Diario, Sapere, Alfabeta2, La Stampa, Il Manifesto, Galileo, Corriere della Sera.

La Fondazione Lucio Saffaro invita alla presentazione del catalogo ragionato

LUCIO SAFFARO. DIPINTI 1954-1997
a cura di Gisella Vismara, Edizioni Bononia University Press, 2016

Mercoledì 25 maggio 2016, ore 17.30

Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale, Via Nazario Sauro 20/2 (Bologna)

Interverranno: Flavio Caroli, Claudio Cerritelli, Michele Emmer, Gisella Vismara

Coordinerà: Federico Carpi

LUCIO SAFFARO (Trieste, 1929 - Bologna, 1998)

Pittore e matematico, Saffaro si è laureato in Fisica all’Università di Bologna. Attratto dai segreti dei numeri e delle formule geometriche almeno quanto dalla loro rappresentazione visiva, è stato anche poeta e scrittore. Ci ha lasciato una imponente raccolta di opere letterarie, pensieri e trattati, editi ed inediti, la cui stesura ha occupato tutto il tempo della sua vita. La sua figura, dagli anni Sessanta, si è affermata come una delle più originali e inconsuete della cultura italiana ed ha ricevuto ampi riconoscimenti in ciascuno dei campi in cui ha operato. Le sue ricerche sulla determinazione di nuovi poliedri sono state oggetto di numerosi saggi e conferenze, tenute da Saffaro in Italia e all’estero. Al contempo, l’uomo Lucio Saffaro, con il suo stile, la sua indole riservata e solitaria, sembra aver fatto di tutto, nel corso della sua vita, per passare inosservato. Per questo merita oggi di essere conosciuto più da vicino.

LA FONDAZIONE LUCIO SAFFARO

La Fondazione, nata per volontà dell’artista nel 1999, un anno dopo la sua scomparsa, oltre alla conservazione e catalogazione delle opere artistiche e letterarie, si prefigge la loro valorizzazione culturale, con la promozione di mostre, convegni e pubblicazioni relative ai diversi lavori di Lucio Saffaro. La Fondazione ha recentemente prodotto il film-documentario per RAI Educational “Lucio Saffaro. Le forme del pensiero”, con la regia di Giosuè Boetto Cohen, ed in collaborazione con il CINECA di Bologna. Dopo la scomparsa nel 2011 del Prof. Giovanni Maria Accame, Presidente della Fondazione dal 1999 al 2011, il Consiglio ha deliberato la sua nomina a Presidente onorario. Attualmente il Consiglio è composto dal Prof. Avv. Federico Carpi, Presidente, dal Prof. Fabio Roversi-Monaco, in qualità di Presidente onorario, dal Dott. Mauro Felicori, rappresentante del Sindaco del Comune di Bologna, dalla Dott.ssa Gisella Vismara, dal Prof. Claudio Cerritelli, consiglieri. L’Avv. Astrid Merlini è segretario generale.

Fondazione Lucio Saffaro, via Santo Stefano 30, 40125 Bologna, tel. 051.265432 

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Giovedì, 19 Maggio 2016 09:42

Lucio Saffaro

Aveva un grande sogno Lucio Saffaro. Sogno da matematico e da artista. Saffaro era prima di tutto un artista, un artista della geometria nel solco dei grandi del Rinascimento, in primis Piero della Francesca. Un artista che ha dipinto poliedri con colori grigi, gialli, azzurri. Non era un pittore dell’astratto-geometrico: quei solidi sono l’universo molto concreto – reale – in cui Saffaro ha vagato per tutta la vita d’artista, raccontando il suo viaggio verso l’infinito e la perfezione. Ha scritto Renato Barilli nel catalogo della mostra antologica del 2004: «Era un grande affabulatore, in cui tutto quel repertorio apparentemente asettico di schemi geometrici in realtà nel suo uso funziona come una serie di nuclei di storie mirabili, pronte ad allacciarsi tra loro per il nostro diletto».

Un universo astratto in cui l’emozione trattenuta, quasi volutamente raggelata, riemerge con eleganza. Visitatori da un altro mondo in cui le regole le fissa l’artista creatore. L’universo di Saffaro è il mondo della luce, del colore primario, della geometrica perfezione; un platonismo rinascimentale in cui non si deve riconoscere l’artefice.

Aveva fatto una straordinaria scoperta scientifica, Saffaro. Era attribuita a Keplero (1619) la scoperta di un nuovo solido, il dodecaedro stellato, un dodecaedro su ognuna delle cui facce è applicata una piramide regolare. Tuttavia l’immagine di quel solido, realizzata a mosaico, compare già sul pavimento della Basilica di San Marco a Venezia: è attribuita a Paolo Uccello, che l’avrebbe realizzata mentre si trovava a Venezia nel 1425-30. Della presenza del solido stellato si accorse Saffaro nel 1970, e gli parve incredibile che nessun matematico lo avesse considerato prima (l’immagine del dodecaedro stellato è divenuta famosa nel 1986 perché è stata scelta – su indicazione dello stesso Saffaro – come simbolo della Biennale di Venezia).

Ecco finalmente pubblicato il catalogo di tutti i suoi dipinti Lucio Saffaro: dipinti della fondazione Saffaro e di collezioni italiane 1954-1997 (Bononia University Press, 2015), a cura di Gisella Vismara. Per finalmente rispondere a quel grido finale che conclude uno dei tanti suoi scritti: “Nominatemi sempre”.

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